Soundtrack: "Quel che resta" - Ludovico Einaudi
E' davvero dura.
Passare dal primo, indiscusso posto nel suo cuore al fondo del barile è davvero dura. Qualcuno direbbe “dalle stelle alle stalle”. In realtà, si è solo dimenticata di me.
Qui fa freddo. Un freddo tremendo. L'umidità è insopportabile, il silenzio assordante. La polvere si annida ovunque.
Una volta non era così.
Una volta, era diverso. Completamente diverso.
Una volta venirmi a trovare era difficile. Pressoché impossibile a dire il vero. Venivo nascosto negli angoli più nascosti della casa. Ne ho cambiati molti. Lei non sembrava mai abbastanza sicura che nessuno mi avrebbe trovato. Poi un giorno trovò quella che sarebbe stata la mia ultima casa... e in seguito la mia prima prigione.
Mi nascondeva in quel luogo con cura. Usava la massima attenzione con me. Mi riponeva nell'angolo destro dell'ultimo cassetto del grande mobile in mogano di camera sua. Mi ricopriva con delle vecchie magliette che sapeva nessuno avrebbe cercato o spostato. Stavo lì, nel tepore di un cassetto, cullato dal suo amore. In attesa del suo ritorno.
Ora, per venirmi a trovare, la strada è altrettanto impervia. Mio malgrado, la mia dimora non è ugualmente accogliente. Vivo da ormai sette lunghi anni tra la polvere di questi scaffali, in una stanza nascosta in soffitta ricavata sotto il tetto. Dimenticato, abbandonato, perso.
Ricordo chiaramente come tutto questo ebbe inizio. Lei aveva appena compiuto 16 anni. Giovane, bella. Cresceva con estrema rapidità. Ogni giorno, si ritagliava un'ora di tempo per me. Solitamente accadeva a fine giornata, quando tutti in quella casa erano già tra le braccia di Morfeo. Lei accendeva la piccola luce sul comodino, prendeva una penna, e iniziava a raccontarmi la sua giornata, i suoi sogni, la sua vita. A me raccontava ogni cosa, senza timore di essere giudicata. Il suo primo bacio, unico, speciale, irripetibile, richiese più di dieci pagine di dettagli, sensazioni, emozioni. Il divorzio dei suoi genitori, molte di più. Molte volte le bastava raccontarmi cosa le era successo durante il giorno, ed era felice. E io con lei. La sua partenza per il campeggio estivo, la sua prima “fuga” senza i genitori, non mi preoccupava. Certo, ero dispiaciuto del fatto che per una lunga settimana non ci saremmo potuti vedere (troppo era il rischio che io potessi finire nelle mani sbagliate, diceva lei), ma già tremavo di gioia all'idea di ciò che avrebbe vissuto, e che naturalmente mi avrebbe confessato in modo che io potessi riviverli con lei.
E lì accadde. Passarono sette giorni. E di lei nemmeno l'ombra. Ero sconvolto. Cosa poteva essere accaduto? Ne passarono ancora due prima che finalmente ci ritrovassimo. Ma qualcosa era cambiato. Il suo racconto era scarno, spento. Diverso. Lei era cambiata.
Dopo quel giorno i nostri incontri divennero sempre più rari. Spesso i suoi racconti rimanevano sospesi, senza alcuna conclusione. Semplicemente smetteva di scrivere, senza alcuna voglia di proseguire...
E venne il giorno. Era ormai più di un anno che non la vedevo. Semplicemente, non aveva più bisogno di me. Finalmente mi riprese tra le mani. Avevo imparato a gioire anche solo per i pochissimi secondi che mi dedicava, quindi ero davvero al settimo cielo. Dopo un anno, lei era bellissima. Era cresciuta. Mi prese tra le mani. Sfogliò lentamente le pagine.. vidi un sorriso sulle sue labbra. Era il sorriso di chi rivede una foto di quando era piccolo, e si ritrova davanti ciò che è stato. Ciò che non sarà più. Capii che era finita. La nostra vita insieme era giunta al termine.
Mi chiuse dolcemente. Ero già preparato a tornare nel luogo che da casa si era tramutato in prigione, quando mi accorsi che mi stava riponendo altrove. Mi appoggiò in cima a una pila di libri vecchi, dentro un vecchio scatolone che prese tra le mani. Salimmo le scale fino alla soffitta. Lei aprì la porta che dava sul sotto tetto. Appoggiò il pesante scatolone al suolo e iniziò a svuotarlo e a riporre il contenuto su dei vecchi scaffali di compensato. Ripose anche me. Senza un ultimo sguardo, senza una dolce attenzione, senza un addio, si girò e chiuse la porta. Quella fu l'ultima volta che la vidi.
Qui fa sempre freddo. L'umidità è sempre insopportabile.
Ma non è questo il vero motivo per cui la mia eterna esistenza è condannata a essere un inferno. Ora, dopo sette lunghi anni, mi ritrovo qui a parlare con voi. A raccontarvi la mia storia. Ma questo non mi basta. Non può bastarmi.
La verità, unica, indiscutibile e dolorosa è che lei mi manca.
Mi manca da morire.
Mi mancano le sue mani morbide e profumate, che riconoscerei tra mille.
Mi mancano le sue dita lunghe e affusolate, sempre e perennemente sporche di inchiostro, poiché mai si separava dalla sua penna. E da me.
Mi manca il tepore della sua pelle appoggiata su di me. L'alone di sudore che lasciava sulla pagina, quando era troppo emozionata per non scrivere tutto quel vivere alla velocità della luce.
Mi manca il modo con cui, ogni volta, iniziava a scrivere: “Caro Diario..”. Due semplici parole di circostanza, penserete voi. Ma per me, valevano più della luce di mille soli. Per me, rappresentavano l'amore vero. L'amore eterno.
Mi manca la sua splendida scrittura, così armoniosa ed elegante, capace di impreziosire ogni attimo che condivideva con me. Capace di farmi vivere attraverso di lei.
Mi manca il modo in cui sfogliava le mie pagine, per rileggere a piccole dosi la sua vita.
Mi mancano le sue lacrime. Quella piccole gocce di dolore che dolcemente lasciava cadere su di me quelle sere in cui scriveva di non farcela più a sopportare quella situazione in casa. Quando voleva scappare, lontano.
Mi manca il suo sorriso quando, con la mano dolorante per il troppo scrivere, mi augurava la buona notte e, soddisfatta e rilassata, mi riponeva al sicuro, lontano dal mondo che la circondava. Quel mondo che ora l'ha portata via da me.
Non posso essere in collera con lei. Non potrei mai. Lei mi ha dato la vita, mi ha dato un motivo per cui esistere. Mi ha dato l'eternità. Quell'eternità che ora assomiglia più a una condanna che a un sogno.
Ma non mollo.
Resisto.
Forse, tra molti anni, lei vorrà ricordare chi era. Vorrà tornare a essere, anche se solo per il tempo di una lettura, ciò che è stata.
Io sarò qui ad aspettarla.
Non mollo. Resisto.
Ma è tremendamente dura.
Non ho parole.
RispondiEliminaTremendamente bello.
Veronix! Speravo ti piacesse! ;) Grazie, come sempre!
RispondiEliminabellissimo... mi sono emozionata leggendo! complimenti amore mio... e ovviamente azzeccatissime e splendide anche le foto!!!!!
RispondiEliminaVedi che non ero completamente scoppiato quando dicevo che avevo avuto la folgorazione notturna!? ;)
RispondiEliminaincredibile, sembra che a parlare sia il mio povero diario...ora vado a ripescarlo dalla cantina!!!! :D
RispondiEliminaTuristadiMestiere! Corri e dagli un po' di vita!
RispondiEliminaPS: complimenti per il tuo blog! ;)
Mi sento un po' ripetitiva, visti i commenti precedenti, ma è veramente bellissimo!! Complimenti..! :)
RispondiEliminaFigurati, non si è mai ripetitivi nei complimenti! Vi ringrazio davvero tutti. ;)
RispondiEliminapeccato, non ho un primo amore così bello da meritare un racconto simile. sarà per la prossima vita...
RispondiEliminacontinua a resistere, scrivi bene.
ciao :)
Neanch'io ho un primo amore così. Sarà stato per una vita precedente, e magari qualcuno allora l'avrà raccontato così, mi auguro altrettanto bene. Visto che non si è mai ripetitivi ti mando anche i miei, di complimenti, meritatissimi.
RispondiEliminaGrazie ragazzi! Mi rendete davvero orgoglioso e onorato! ;)
RispondiEliminaSpettacolo.
RispondiEliminaLisa
Non sei solo bravo a fotografare, ma anche a scrivere! I miei complimenti.
RispondiElimina:)
Splendido spunto, questa tristezza del vecchio diario abbandonato. Posso capire la sua struggente nostalgia: io che vivo per essere LETTO, comprendo lui che vive (viveva) per essere SCRITTO...
RispondiElimina@ stefania: grazie ragazza!
RispondiElimina@ Scriba: Splendido commento Zio! Hai colto un'importantissima sfumatura! ;)
i miei più sinceri complimenti
RispondiEliminaè davvero bellissimo
:)
Oddio è bellissimo!
RispondiEliminaComplimenti davvero, hai descritto alla perfezione un sentimento che sto provando...come essere umano...
E comunque se tutti i diari abbandonati si sentono così io sono davvero una carogna...ne ho iniziati e dimenticati almeno 10...
@ Queen B: Grazie ancora!
RispondiElimina@ Daniela: Non era pensata come una emozione umana, ma potrebbe benissimo essere adattata a una persona! L'idea è partita proprio dal fatto che molti iniziano un diario e poi lo lasciano li..tu hai fatto una strage! ;)Grazie per i complimenti! ;)
Dopo avere ammirato le tue splendide foto che mi hanno fatto desiderare di essere là, in mezzo a quei cumuli di neve,mi sono fermata a leggere il tuo racconto, bellissimo, emozionante, la storia di un amore finito..Lo so però che tornerà a rivivere! Io ad uno dei miei tanti diari d'infanzia, a cui avevo appioppato il nome di "diario figurato", ho dedicato perfino il mio blog!
RispondiEliminaGrazie Ninfa per i complimenti! E.. benvenuta ne La Quadratura Del Cerchio! ;)
RispondiEliminaPS: Il diario figurato è un'idea eccezionale!
Sempre in ritardo ragazzo. Ma me lo voglio gustare questo tuo spazio. Beh che dirti...se non che mi hai lasciato senza fiato. Sbam, una porta sbattuta sul cuore e nel cuore. Forse perchè anche il mio diario ha vissuto così tanto...che poi è finito in soffitta. E una storia che ti fa "sbam" al cuore, è quando ti si spalma sulla pelle (come dico io). Tanta roba ragazzo!!! Spero tu posterai qualcosa al più presto.
RispondiEliminaCiao Laura!
RispondiEliminaSta diventando una piacevole abitudine vederti commentare. Sono davvero felice ti sia piaciuto!
Arrivare diretto al cuore è quanto di meglio potessi chiedere. Grazie!
Domani ho un esame e poi finisce questo periodo infernale. Parto per 3 giorni a Londra, quindi avrò parecchie cose da postare! ;)