lunedì 18 ottobre 2010

Destiny - Parte II - "Kevin"

Soundtrack: "Requiem for a Tower" - Corner Stone Cues


Asfalto bagnato.
Umido.
Piccoli laghi di acqua piovana che invadono le strade.

Pioveva da giorni, ma non quel giorno. Il sole splendeva alto nel cielo, abbracciato dalle poche nuvole rimaste, svuotate della loro anima liquida. 
Uno scenario che avrebbe fatto storcere il naso a qualsiasi sceneggiatore cinematografico. Non s'è mai visto sul grande schermo un funerale in una splendida giornata di tiepido sole.

Bagnata era anche la fronte di Kevin. Sudava copiosamente, aggravando il suo stato di disidratazione.
Kevin era ubriaco. La bottiglia vuota di tequila ancora ondeggiava ad ogni curva nel vano posteriore del suo furgone.
Kevin si sentiva una merda. Altre volte era stato con il morale a terra, e in molti casi aveva addirittura scavato, inabissando le sue condizioni. Mai però era arrivato al punto di odiarsi così tanto. 
Riusciva solamente a ripetersi i continuazione “sei un infame”. Non v'era altro modo di descriversi per non essere stato presente al funerale di suo fratello. 
Aveva cercato di convincersi che il motivo per cui non era inginocchiato sullo scuro legno dei banchi di St. Andrews accanto ai suoi genitori, era che si sentiva troppo sensibile per vedere il cadavere del suo fratellino. 

Balle. 

Lo sapeva benissimo. La verità era che provava un incredibile senso di vergogna. Non poteva sopportare nemmeno l'idea di tutti quegli occhi addosso al suo passaggio nella navata centrale. Perché sapeva, come tutti, che il Sullivan che avrebbe meritato di morire ammazzato era lui.

Lui, l'alcoolizzato. 
Il disoccupato. 
Il fallito. 
L'inutile.

E invece era vivo, o almeno il suo cuore batteva ancora. Suo fratello, indubbiamente il migliore dei due, giaceva invece assassinato senza alcun motivo apparente in una fredda bara, in attesa dell'ultima benedizione e della inevitabile sepoltura. Al suo fianco, oltre all'adorata moglie, avrebbe dovuto esserci anche lui, commosso nel dare l'ultimo saluto all'unico uomo al mondo che ancora avesse fiducia in lui.

La cerimonia doveva essere pressoché finita, pensò Kevin, cercando di mettere a fuoco la strada di fronte a se. Forse, era ancora in tempo. Solo dopo svariate pinte di birra e una bottiglia della solita, immancabile tequila, aveva trovato il coraggio almeno di raggiungere la Chiesa doveva si stava svolgendo quello che avrebbe voluto essere il suo di rito funebre. Come sempre, trovava forza di volontà solo annegandosi nell'alcool. Non sapeva ancora, tuttavia, se il coraggio liquido sarebbe bastato per entrare o meno.

Il destino non gli diede la chance di decidere.
Kevin, non giunse mai alla porta di quella Chiesa...


4 commenti:

  1. Ottima scorrevolezza, le parole scaraventano il lettore direttamente nella testa del personaggio :) mi piace :)

    RispondiElimina
  2. Le parole si scrivevano da sole..
    Grazie dei complimenti! ;)

    RispondiElimina
  3. attendo con ansia la terza parte... :o

    RispondiElimina
  4. mmmm... tragedia immane o vendetta?
    sono curioso.

    p.s.: il font di questo pezzo è moooolto più leggibile dei 2 precedenti

    RispondiElimina